Da
anni la pittrice ed illustratrice Marina Marcolin conduce corsi di Acquarello
a Ossidiana. Ultimamente dedica il suo insegnamento anche a chi vuole
imparare l’antica ed affascinante arte dell’illustrazione.
Sensibilità, passione, tenerezza nei personaggi e nelle ambientazioni
che escono dalla sua fantasia e dalla sua mano, capaci di catturare
l’occhio ed il cuore di chi li osserva, ci hanno attirati a curiosare
nel suo mondo per conoscerla un po’ di più.
Come si
è sviluppata la tua passione?
Ho sempre disegnato, fin da bambina... e questo credo valga per tutti
i bambini, solo che non ho mai smesso davvero di farlo! L’impulso
di creare immagini è essenzialmente lo stesso, quando sei adulto,
metti solo più esperienza nel farlo e diventi più critico
nel processo.
Ci racconti
il tuo percorso artistico?
Ho frequentato il liceo artistico e già allora mi ero appassionata
di illustrazione. Successivamente ho frequentato dei corsi e degli stage
con illustratori professionisti, ho cominciato a capire come funziona
questo mondo, fatto anche di duro lavoro e dedizione, dove la ricerca
artistica personale non finisce mai. Dopo diversi anni di studio, disegno,
pittura, osservazione, concorsi e soprattutto incontri con gli editori
alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna, sono arrivate le prime
proposte di lavoro. Ho iniziato a pubblicare libri con case editrici
estere (alcune molto importanti), spesso più “coraggiose”
nell’investire su illustratori non ancora affermati. In questi
anni ho pubblicato con editori greci, di Taiwan, italiani, spagnoli,
svizzeri e un’immensa soddisfazione per me è stato ricevere
l’anno scorso il premio dal Ministero della Cultura Greco come
miglior illustratore straniero.
Cosa provi
quando dai vita alle tue illustrazioni e quando dipingi i tuoi acquarelli?
Devi portare la passione in quello che fai. Se ti affidi alla passione
di qualcun altro, se ti aspetti che sia qualcun altro a mettere passione
nei progetti in cui sei coinvolto, non funziona. Riuscire a prendere
una cosa e trasformarla in qualcos’altro è l’essenza
del fare, dell’essere artista. Senza passione questo non può
succedere. Tutto quello che accade è una ricerca o una scoperta,
ma capita di riscoprire cose che avevamo dimenticato e che ora vediamo
davvero.
Come procedi
per illustrare un testo?
All’inizio le immagini sono confuse e si trasformano in tanti
schizzi annotati su un taccuino, carte volanti, ci lavori al tavolo
da disegno o ci pensi mentre lavi i piatti. La fase successiva è
lo studio dei personaggi, dell’ambientazione, del ritmo anche
cromatico del libro, i tagli e le inquadrature. Si prepara uno “story
board”, una piccola sequenza di immagini da mostrare all’editore
e, salvo modifiche, si iniziano a dipingere le tavole vere e proprie.
E come insegni
ai tuoi allievi? Come li aiuti a superare le difficoltà?
Molto spesso gli allievi sono preoccupati di sbagliare, pensano che
l’errore sia indice di fallimento o di scarse capacità.
Quello che mi interessa far capire è che la vera gioia è
il percorso, la scoperta, e che lavorando senza paura s’impara.
Per me è davvero un’immensa soddisfazione quando i miei
allievi dopo un po’ si ritrovano a guadare ciò che sta
attorno a loro con occhi nuovi, notando cose che prima passavano inosservate
come le forme e i colori.
E’ il piacere dell’osservazione e il desiderio di trasformarlo
in pittura. In questo non ci deve essere la paura del foglio bianco,
gli errori servono come punto di partenza per capire come risolvere
una difficoltà. Mi piace accompagnarli in questo percorso fatto
di incertezze ma anche di soddisfazioni. E’ come aprire nuove
porte. Il “nemico” principale di solito è la fretta.
Per imparare una cosa è necessario un po’ di tempo, facendo
un passo alla volta e “sentendo” il significato di questi
passi. Il risultato arriva.
Una bella
soddisfazione anche per te!
Sì. Mi piace insegnare, mi da tantissimo. Il lavoro di illustratore
tende a isolare un po’, sei spesso solo nel tuo studio a lavorare.
Insegnare mi permette di condividere quello che imparo io con altre
persone. Molto spesso hanno loro da insegnare a me! E’ bello vedere
come scoprono il piacere della pittura, come sbloccano certi meccanismi
basati solo sul risultato finale e imparano che il percorso non è
semplice ma la soddisfazione è strettamente legata alle difficoltà.
Cosa consigli
a ci vuole dedicarsi a queste attività?
Già per chi si avvicina alle discipline artistiche a livello
amatoriale è necessario cercare di lavorare e di esercitarsi
il più possibile, se lo si vuole fare come mestiere, allora il
lavoro deve essere ancora più impegnativo. E’ una questione
di dedizione. Parole come “talento”, ”ispirazione”
occupano solo in minima parte il lavoro artistico, che è fatto
soprattutto di impegno, volontà, pazienza, costanza e molta determinazione.
Per acquisire
le competenze tecniche?
La competenza tecnica per un artista è ovviamente necessaria,
ma è solo uno strumento per la realizzazione di idee. E’
importante imparare a guardare le cose per il tempo desiderato e lasciarsi
portare dall’immaginazione, che per un bambino è più
naturale, per un adulto è una riscoperta. Senza il gusto dell’osservazione,
di una poetica e una forte immaginazione, l’abilità è
solo una questione di “stile” e di “effetti”
che non hanno molto valore. Credo sia importante nutrirsi di tutto ciò
che può arricchire la sensibilità visiva: storia dell’arte,
cinema, fotografia, letteratura... ma anche conoscere chi ci vive a
fianco o soffermarsi su cose che si danno per scontate... Un “regno
d’ispirazione” che è radicato anche nella vita quotidiana.
“L’Arte” come ci ricorda Einstein, ”è
l’espressione del pensiero più profondo nel modo più
semplice”.
Gianni Gastaldon
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