A
Ossidiana molti laboratori di attività corporee sono affidati
a Franca Pretto con lezioni di espressione corporea, stretching e ginnastica
dolce.
Ricordo
negli anni Settanta la tua convinzione nel sostenere l’unità
della persona, la sua globalità...
Terminati gli studi all’ISEF e iniziata la carriera scolastica,
ho avuto la grande fortuna di conoscere e seguire gli insegnamenti,
a quel tempo nuovi ed illuminanti, di alcuni amici, nonché di
Bernard Aucouturier, di Thérèse Bertherat e successivamente
di Susanne Martinet, ma anche di molti altri studiosi e ricercatori
nel campo della corporeità e del movimento. Ero e sono profondamente
convinta che ognuno di noi è un tutt’uno in continua evoluzione,
corpo e psiche, materia e anima, intelletto e sentimento, razionalità
ed emozioni....e che un lavoro sul corpo non può riguardare solamente
la parte meccanica del movimento. E’ questo principio che anima
la mia ricerca di tutti questi anni, un lavoro affascinante,aperto,
in continua evoluzione, che ha segnato profondamente la mia vita.
Come è collegato il tuo lavoro alla quotidianità?
Questa tecnica corporea insegna a prestar attenzione al non verbale,
al linguaggio dei simboli che è immediato ed efficace.
In situazioni di comunicazione, oltre al piano del contenuto, è
il contesto relazionale a colorare di significati il singolo messaggio;
esso si manifesta anche attraverso l’atteggiamento, la gestualità,
lo sguardo, il tono, il ritmo respiratorio, la distanza, l’orientamento
spaziale, l’uso dei tempi, la predominanza di parti del corpo,
il contatto, la voce, ecc. Sono tutte modalità che noi scegliamo,
per lo più, senza rendercene conto, ma che vengono profondamente
percepite da noi stessi e dal nostro interlocutore, condizionando l’andamento
e l’esito della relazione. La consapevolezza di queste modalità,
la capacità di gestirle, l’apprendimento e la sperimentazione
di nuove possibilità, la capacità di uscire ed entrare
in ruoli diversi, facilitano e danno qualità alla comunicazione.
E l’espressione corporea ci può aiutare?
La tecnica che propongo vede corpo e movimento in chiave espressiva
e di comunicazione e, attraverso uno studio pratico, offre i mezzi per
conoscere ed arricchire queste modalità corporee con cui ognuno
si presenta nella quotidianità e si relaziona agli altri, riequilibrando
di continuo il rapporto tra realtà esterna ed interna. Ma attenzione,
il corpo non parla solo attraverso segnali codificati e classificati
per essere interpretati. E’ essenzialmente portatore di simboli.
Che rinviano a una storia, alla nostra storia.
In pratica come conduci le lezioni?
E’ un gioco continuo, straordinario, che va oltre le costrizioni
razionali e lascia parlare la totalità della persona. Propongo
esercizi, esperienze semplici e pratiche, temi da sviluppare. A situazioni
di analisi “tecnica” ed acquisizione di mezzi utili alla
sensibilizzazione ed all’integrazione corporea, che danno una
maggiore sicurezza e padronanza di sé, si alternano situazioni
di sperimentazione e ricerca a coppie ed in gruppo che portano al riconoscimento
e miglioramento della propria immagine corporea e delle proprie modalità
di relazione: imparare a conoscere, accettare, valorizzare e gestire
le proprie emozioni per non temerle e per poterle riconoscere ed accettare
anche negli altri.
Perché il lavoro con gli allievi?
Mi spinge il mio interesse curioso: come ciascuno risponde, come sperimenta
le situazioni proposte, con le caratteristiche e le esperienze personali.
Il movimento parla del nostro mondo interiore, rivela, prima di tutto
a noi stessi, chi siamo. Le soluzioni dei corsisti sono generalmente
differenti tra loro, ma se ascoltiamo bene ci accorgiamo che in ogni
risposta degli altri possiamo ritrovare qualche aspetto di noi. Trovo
interessante questo riconoscersi negli altri pur all’interno di
un mondo ricco di differenze. Si impara molto anche tenendo lezione.
E i corsisti cosa imparano?
Con gli allievi si parte per un viaggio che ha delle regole, ed anche
se i singoli percorsi si differenziano tra loro per scoperte, acquisizioni,
modi di sentire, si viaggia comunque insieme per arrivare a conoscere,
valutare, gestire meglio se stessi.
Offro quindi un’occasione per lavorare su di sé, per conoscersi
maggiormente, accettarsi e piacersi. Ognuno di noi è ricco di
possibilità, di qualità, ma spesso non ne siamo consapevoli,
ci sottovalutiamo, ci conosciamo superficialmente e prestiamo ascolto
solo ad alcuni aspetti di noi. Crescere, riconoscere le proprie qualità,
vincere alcune paure o disagi nella comunicazione, sentirsi più
forti e sicuri dentro; si è poi più disponibili e sereni
verso gli altri.
Quali le regole per viaggiare assieme?
Ad esempio lasciare fuori l’abitudine di dare giudizi. Soprattutto
su di sé: spesso la paura del giudizio ci fa sentire inadeguati,
impacciati. Anzi è utile chiedersi il perché del disagio:
questo viene dalla nostra storia, forse da esperienze spiacevoli di
giudizi negativi subiti. L’immediatezza della tecnica corporea
è molto forte: in un attimo gioco una serie di aspetti della
mia vita e il problema che c’è nel lavoro è quello
che ci accompagna nella vita. Questo è un lavoro interessante,
piacevole, divertente, richiede pazienza e disponibilità, allena
a concentrazione, ascolto, presenza, pensiero divergente e libera l’immaginazione.
Si può anche imparare a prendersi il tempo necessario per ascoltare,
esplorare, respirare, rispondere: acquisizione non trascurabile in una
vita fatta di corse, di imprevisti, di acqua alla gola, di “apnee”
e rigidità.
E’ valido per tutti?
Sì, ne sono convinta. E’ utile a tutti lavorare su di sé:
questa è la strada che ho scelto io assieme a tante altre persone.
Altri preferiscono percorsi diversi ottenendo ugualmente soddisfazione
e risultati, ognuno sceglie a seconda delle proprie convinzioni, esperienze,
attitudini.
Cosa è il corpo per te?
E’ il primo e grande “strumento” che ci fa entrare
in contatto con la realtà circostante, ci permette di conoscerla
e di manifestarci a nostra volta. Con il movimento è la mia totalità
che si manifesta. Il corpo è “sacro”, perché
portatore di storie, contiene infinite gioie e sofferenze passate, ed
anche se presenta caratteristiche fisiche ben determinate è in
continuo divenire per ciò che concerne l’immagine che noi
abbiamo di noi stessi. Il mio lavoro corporeo è un modo per intervenire
sulle forme rigide del modello posturale del corpo, dell’immagine
corporea; la connessione tra movimento e atteggiamento psichico è
profonda. Il corpo va ascoltato, rispettato, valorizzato. Troppo spesso
lo trascuriamo, lo ascoltiamo solo quando il dolore si fa sentire da
qualche parte, e, quando ce ne prendiamo cura, riusciamo solo ad aggredirlo,
sottometterlo a regole che non sono le sue, che lo stravolgono e lo
fanno soffrire, e noi con lui. E’ una sofferenza non solo fisica,
che è già molto, ma soprattutto psicologica, fatta di
senso di inadeguatezza, traguardi irraggiungibili, frustrazioni per
non potersi accettare e piacere per quello che già si è
e si vale.
Progetti per il futuro?
Continuare a crescere. Le opportunità le trovo sia nelle piccole
cose del quotidiano, basta farci attenzione, sia le vado a cercare:
attualmente proseguo la mia specializzazione presso l’Istituto
di Medicina Psicosomatica “Riza” di Milano e naturalmente
continuerò la mia attività di insegnamento.
Gianni Gastaldon
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