Comunicazione
efficace e, da quest’anno, Pensiero creativo e Problem solving
sono i corsi che Ferruccio Cavallin, tiene a Ossidiana.
A Ossidiana,
da anni abbiamo operato una scelta di attività e di metodologie
che riguardano la conoscenza e consapevolezza di sé e la crescita
personale. Come vedi questo focalizzare l’attenzione sull’individuo
?
Questa fine di millennio porta a riflettere su alcuni aspetti legati
al vivere quotidiano di ciascuno di noi. L’idea di fine, di conclusione
di un ciclo, anche se solamente evidenziata da una data relativa alla
nostra cultura, induce a pensare al concetto di “Bilancio”
, di riassunto valutativo di ciò che è trascorso. La stessa
situazione, però, induce a ipotizzare e a presupporre ciò
che riserverà il futuro. La fine della Modernità ed il
passaggio alla Post Modernità sono state segnate dalla messa
in crisi dell’illusione che la conoscenza potesse costituire l’elemento
di rassicurazione davanti all’eterno dilemma umano della morte
e del senso dell’esistenza. Noi, figli dell’Illuminismo,
siamo vissuti per anni nell’illusione che la possibilità
di conoscere e comprendere significasse governare i processi e gli eventi
oggetto di tale indagine. Il paradigma della scienza, il metodo scientifico
ci hanno indotto a pensare ad un mondo e ad un futuro prevedibili sulla
scorta di leggi esatte e vere perché “scientifiche”.
Galileo, Cartesio, Newton sono stati i personaggi emblematici della
certezza della conoscenza, come lenimento ai dubbi, come lente indagatrice
nella scoperta del vero.
Questa illusione, però, sta tramontando come il Millennio che
se ne va. Il principio di Indeterminatezza di Heisenberg, il pensiero
Fuzzy, la caduta delle ideologie e la crisi delle grandi religioni,
sono alcuni dei segnali che indicano il progressivo ingresso in un periodo
dove l’unica certezza sarà l’incertezza.
La stessa scienza, ultimo baluardo della fede nella possibilità
di conoscere, mostra limiti sempre più evidenti. Al massimo,
come ci ha insegnato Popper, curiosamente vicino ad un atteggiamento
caro a Socrate, potremo essere sicuri di ciò che non conosciamo.
In questo contesto, in cui i riferimenti esterni all’individuo
si stanno sgretolando, nasce la necessità di trovare nuovi riferimenti
che aiutino a ricostruire il senso dell’esistenza e del mondo.
In questa evoluzione verso nuova consapevolezza, secondo te,
quale può essere la nostra ricerca, dove appoggiarsi, come convogliare
le nostre energie?
Non a caso assistiamo al proliferare di movimenti culturali divenuti
popolari, come la corrente New Age, incentrati sulla riscoperta di nuove
certezze, di nuovi valori fondati sull’individuo e sul suo mondo
interiore.
Sembra riacquistare peso la persona come soggetto autoreferente, rispetto
a certezze e a verità fino ad oggi acquisite dal gruppo e dal
collettivo.
Assistiamo alla ricerca del potenziamento delle risorse e delle capacità
della persona nel valorizzare ciò che è intrinsecamente,
al desiderio di riappropriarsi dell’umanità con tutti i
suoi limiti come paradigma di una nuova certezza.
La Psicologia, maturata come scienza in questo secolo, diviene la disciplina
che con la Filosofia e l’Etica potrà accelerare l’empowerment
dell’individuo ed il suo affrancarsi dalla necessità di
omologazione e verità esterne.
Certo, esiste un lavoro ancora molto lungo, se si pensa al rischio che
altre sicurezze effimere sostituiscano quelle divenute obsolete. Viene
da pensare, ad esempio, all’attuale rapporto tra Persona e Mercato,
dove quest’ultimo diviene la nuova divinità a cui conformarsi.
Allora, quali risorse abbiamo e di quali strumenti possiamo
avvalerci?
La Creatività individuale, la gestione dell’Ambiguità
e la propensione alla Relazione interpersonale assertiva divengono gli
strumenti principali per affrontare questa fase di transizione verso
l’indipendenza. Le competenze tecniche e professionali, per lungo
tempo inseguite come elementi di identificazione e di spiegazione, non
sono più in grado, da sole, di dare sicurezza e certezza alla
persona. L’intelligenza emotiva e creativa hanno riacquistato
la dignità che per molto tempo è stata dominio esclusivo
dell’intelligenza logica.
Tuttavia, non è più possibile affidarsi al semplice buon
senso nelle relazioni ed alla creatività innata. La complessità
dei rapporti e delle vicende della vita obbliga a tenere presenti aspetti
sempre variabili e nuovi. Ciò significa che anche in tali contesti
è indispensabile apprendere gli strumenti più adatti,
i mezzi che finora abbiamo acquisito esclusivamente per imitazione delle
persone di riferimento nell’ambiente in cui viviamo.
Un percorso di educazione all’autonomia individuale deve considerare
queste abilità (relazioni assertive, creatività strutturata
e gestione dell’ambiguo): in questo modo l’individuo potrà
costruire l’indipendenza di cui abbisogna. C’è da
notare, però, l’enorme ritardo che le centrali educative
presentano ancora in questo campo. E’ ancora radicata l’illusione
che la conoscenza logico-matematica sia la capacità chiave nella
nostra società. E’ una visione miope che si basa soprattutto
su una lettura ancora Moderna del mondo, ma che non considera i trend
in atto.
Nei tuoi libri, ormai arrivati a quota sette, ti occupi con
particolare interesse ed attrazione sia al tema della creatività
che a quello della comunicazione nelle relazioni. Qual è la tua
formazione e di cosa ti occupi attualmente?
La formazione alla Psicologia Applicata, maturata in Italia (dopo gli
studi all’Università di Padova e di Trento) e in Francia
mi ha portato ad un’attività di consulenza e di formazione
per organizzazioni aziendali e singoli. La specializzazione conseguita
riguarda la Psicologia delle Organizzazioni e di Comunità.
Attualmente opero come libero professionista in collaborazione con alcune
società e con associazioni anche nel campo del disagio.
Gianni Gastaldon
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