OSSIDIANA TIME 4
newsletter semestrale di Ossidiana Centro Culturale e di Espressione

dicembre 1995
secondo anno

Nel laboratorio di Scrittura Creativa condotto da Marina Ciotti
Una chiave, una porta, un mondo che emerge
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Forse qualcuno di voi non avrà dimestichezza con certi termini desueti della lingua italiana; non tutti saprebbero spiegare così su due piedi cosa sia il laudemio, o il bastingaggio, una pandiculazione o uno scalandrino...Niente paura: il finzionario ci viene incontro con le sue fanta-definizioni:
Bastingaggio: s.m. (gergale, desueto) ai tempi d’oro della rivista, ultimo contratto firmato dall’impresario ad esaurimento fondi (Michela).
Laudemio: Desueto. Si dice di chi incita altrui a lodare se stesso, un proprio oggetto o una parte del proprio corpo. (Rosarita).
Pandiculazione: s.f. andatura tipica delle giovani donne brasiliane, caratterizzata da vistoso ancheggiamento ad uso di richiamo sessuale nei confronti di soggetti maschili; il prefisso pan identifica una particolare conformazione dei glutei diffusa per lo più nella zona cosiddetta del Pan di Zucchero; vedi anche deambulatio colposa (Michela).
Scalandrino: piccolo roditore originario della Foresta Nera e ormai diffuso in tutta Europa, la cui principale caratteristica è l’abitudine di salire tutte le scale che incontra con fare malandrino. Ha occhi imprevedibili e le zampe a valle sono più lunghe di quelle a monte. (Anna).

Dove mai si possono incontrare una volpe timida e uno scalandrino? un familionario e una macdolescente? Dove si può giocare a palle di neve in piena estate? o partire per un viaggio straordinario equipaggiati soltanto di parole-vali¬gie? Dove si può fare della letteratura definizionale? spedire o ricevere delle lettere velenose farcite di per-versi e di per-verbi?
Al laboratorio di scrittura creativa di Ossidiana, naturalmente...

Che cos’è per noi un gruppo di scrittura?
Due o più persone che si ritrovano nello stesso posto, press’a poco alla stessa ora, con un progetto comune di massima e di minima: scrivere. Ciascuno per conto suo, ma con un punto di partenza comune, suggerito di volta in volta dall’animatore.
E’ un gruppo in cui essenzialmente
- si scrive
- si possono leggere i testi prodotti: il gruppo funziona nel suo piccolo da “pubblico” e la “lettura” degli altri è spesso illuminante per l’autore...
- se ne può parlare insieme: l’autore può decidere se accettare o meno i suggerimenti espressi dal “pubblico” in un clima benevolo (l’ultima parola è comunque quella dell’autore)
- si leggono -anche- delle pagine di autori più o meno noti, per capire come hanno fatto loro...e magari riscriverli in una appropriazione seria semiseria faceta parodistica e, perché no?, con gioiosa giubilazione... (Ne sanno qualcosa quegli “intervalli di tempo fra il tramonto e l’alba, del colore risultante dalla sintesi dei sette colori dell’iride, e che appare all’occhio del color del latte o della neve”-ma sì, le Notti Bianche- che abbiamo provato a ritrascrivere nel tentativo di disambiguare e schiarire, definendola, l’oscurità esistenziale dei personaggi di Dostoevskij).

Quali possono essere i progetti di scrittura? Il nostro gruppo ne ha sperimentato tutto un arcobaleno, perchè a ciascuno fosse possibile trovare la sua tonalità propria: dai giochi verbali e conviviali alle reminiscenze, dalla narrazione alla scrittura professionale, dallo sblocco dell’espressione scritta all’esplorazione di universi possibili nel rispetto dei ritmi e delle esigenze di ciascuno.
Per quante persone scrivere una lettera, o anche solo una cartolina, è un’impresa quasi insormontabile? Le “Duecentoquarantatre cartoline illustrate”, dedicate da Georges Pérec a Italo Calvino, le mettono sulla buona strada...

Cartolina inventata
Qui all’Ossidiana è un invito continuo al surreale: puoi scegliere tra aprire l’oblò di un batiscafo, affacciarti ad una veranda moresca o scrivere cartoline fittizie a destinatari improbabili.
Com’è il tempo? Ben speso! Ti aspetto. (Michela)

Cartolina da Ossidiana
Ossidiana. Clima splendido, incontri interessanti.
Cos’è? No, non un villaggio vacanze turco. E’ un circolo culturale. Anzi, no. (Rosarita)
Marina Ciotti


Il trompe l’oeil, un affascinante gioco di complicità percettive
Sottili inganni nel mondo dell’arte


Quando si affronta, nelle conversazioni d’arte, l’argomento “Trompe l’oeil”, ancora prima di entrare nel vivo, conviene verificare se si sta parlando effettivamente della stessa cosa, dato che i modi di pronunciarlo sono tanto vari quanto gli stili artistici degli ultimi tre millenni. Purtroppo la pratica della lingua francese, da un po’ di tempo in qua, risulta abbastanza negletta e il nostro “Trompe l’oeil” (anche la grafia in effetti non è delle più facili) pur argomento di attualità, ne risente nei momenti di comunicazione. Il termine tuttavia, tradotto letteralmente, significa: “Inganna l’occhio, inganno dell’occhio” dove la parola “inganno”, diversamente dal francese, ha una connotazione leggermente negativa se riferita all’effetto illusionistico che tale tecnica ci regala. Ma questo inganno è divertente e coinvolgente come può esserlo un gioco di prestigio. E poi, come inganno, è piuttosto blando. Nemmeno il “Trompe l’oeil” illusionisticamente più ben fatto può essere confuso con la realtà, ma tuttavia ha il potere di coinvolgere l’osservatore in un sottile gioco di complicità percettive che affascina ed intriga.
In tutte le epoche storiche la pittura murale illusoria è stata oggetto di grande interesse. Chi non conosce la pittura Pompeiana o gli affreschi del Veronese a Villa Maser? Ma lasciamo stare la grande Arte e consideriamo la funzione che il “Trompe l’oeil” ha al giorno d’oggi. In effetti esso è attualmente una tecnica decorativa molto di moda, ma probabilmente per esigenze un po’ diverse da allora. Ora lo usiamo soprattutto per la necessità istintiva di sfuggire agli spazi sempre più piccoli e anonimi dell’edilizia residenziale. Le risorse della decorazione murale a “Trompe l’oeil” sono così ricche che permettono di trasformare un locale angusto in un luogo di seduzione teatrale e un qualsiasi spazio banale in un piccolo sogno di fuga (prospettica naturalmente).
Gli spazi che più ne vengono trasformati sono i luoghi di passaggio, ingressi, scale, corridoi, senza i mobili e i quadri che in un salotto, per esempio, potrebbero condizionarne troppo la composizione e dove magari, avendoli sempre sott’occhio, rischierebbero di venire a noia.
Il “Trompe l’oeil” deve essere fatto evidentemente su misura e composto da elementi coerenti con l’ambiente circostante: le proporzioni del sito, la sua luce, l’arredo e non ultimi, la personalità, gli interessi e la cultura di chi lo abita.

Toni Vedù


L’appuntamento di Pasqua
Londra, la capitale degli opposti


Come una grande ameba, si espande sulla linea dell’ora zero, nella zona sud-orientale dell’Inghilterra, dove è insediato circa un terzo dell’intera popolazione britannica.
Spirito cosmopolita, connubio perfetto tra vecchio e nuovo, tradizionalismo immutabile e metamorfosi continua, Londra ci appare sempre più bella nel suo grande fermento architettonico di questi ultimi tempi, da Piccadilly Circus a Liverpool Street ai Docklands (la Londra del Duemila), nella vitalità eccentrica di Soho, nei tranquilli e verdi rifugi degli ampi parchi, con prati, alberi e laghetti perfettamente curati, o concepiti come regni della natura selvatica che penetra fin nel cuore della città.
Metropoli che può anche disorientare il turista un po’ sprovveduto per i suoi spazi, le avanguardie ed il conservatorismo, ma che sa affascinare, stimolare e soddisfare chi vuole conoscerla veramente, lasciando da parte pregiudizi e diffidenza.
Anche se gli inglesi, con “classe” e un pizzico di arroganza, a volte ci fanno sentire un po’ a disagio, l’accoglienza è garantita nei famosi pub, dove in un’atmosfera cordiale ci si ritrova a chiacchierare davanti ad una buona birra. Per gli amanti della scena, Londra offre, in un centinaio di teatri, un vasto repertorio di ottime rappresentazioni, dai vari generi teatrali, al balletto, al musical. Per gli appassionati dall’arte c’è solo l’imbarazzo della scelta: la Tate Gallery con le ricche collezioni che raccolgono opere dal XVI secolo ai giorni nostri, la National Gallery, uno dei più stupefacenti musei di pittura al mondo, il British Museum che con le sue varie e famose collezioni ci introduce in culture antiche ed affascinanti.
Vogliamo provare anche questa esperienza, per poter sognare ad occhi spalancati con gli acquerelli di Turner, per ammirare i famosi Gioielli della Corona, per prender parte alle tradizioni ed alle cerimonie di un altro popolo, e poi goderci il panorama della città dal battello che percorre le anse del Tamigi, immaginare di scorgere Peter Pan e i suoi svolazzi notturni, introdurci nelle strade e nei luoghi ormai storici della cultura, della moda, dell’antiquariato, assaggiare la notoria cucina inglese ed averne un parere personale tratto dalla viva esperienza, o gustare specialità gastronomiche da tutto il mondo, come solo le grandi città ci sanno offrire.
E’ lecito e promettente essere curiosi nei confronti di questa grande città che ha segnato la storia e la cultura europee, ma è molto più interessante verificare in prima persona ciò che si racconta di “lei”, dei suoi palazzi avvolti in un eterno autunno con qualche sprazzo insperato di primavera, delle sue vie e negozi, ideali per uno shopping “stravagante” o rigorosamente classico, dei suoi flemmatici abitanti dal tipico humor: insomma toccare con mano, gustare dal vivo, partecipare in diretta, vivere un’esperienza esplorativa, in buona compagnia... ovvianente la nostra!
La Redazione


L'intervista a
Tito Fiorenzo Benetti
Quando chi canta ci mette l’anima mi sento soddisfatto


Il Canto, la voce rivelatrice di sensazioni e sentimenti, è da sempre tra le manifestazioni istintive dell’uomo. Il termine Canto, nonostante le molteplici definizioni a seconda delle epoche e degli stili, è generalmente inteso come melodia o poesia, mentre, tecnicamente, può indicare l’arte di modulare la voce umana per esprimere l’interiore essenza dell’artista o dell’esecutore. E come ogni arte comprende studi e pratiche indispensabili per la corretta emissione e padronanza del mezzo vocale.
Ma quando più voci, magari di diversi registri e qualità, si fondono assieme in un’armonia di suoni, stiamo parlando del Canto Corale, del grande piacere di cantare ed esprimersi assieme ad altre persone, ma anche di abilità personali, vocali e musicali. Queste, affinate e potenziate a dovere, sotto una valida guida, permettono quell’affiatamento che caratterizza il canto d’insieme, creando la suggestiva atmosfera della polifonia.
Per il gruppo polifonico di Ossidiana il maestro Tito Fiorenzo Benetti ha messo a disposizione la sua didattica e la sua arte per insegnare la tecnica del canto.

Fiorenzo, a quando risale la tua passione per quest’arte?
Fin da bambino ho cantato: mi piaceva esprimermi così e mi risultava facile e gratificante impegnarmi, partecipando a vari concorsi, sempre con il pieno appoggio dei miei genitori. Poi iniziai lo studio del pianoforte e successivamente del canto, fino al Diploma in Musica Corale e Direzione di Coro, specializzandomi ed affinando le conoscenze tecniche e didattiche con vari maestri in Italia ed all’estero.
Sappiamo che ora ti dedichi alla duplice carriera: cantante e direttore di coro.
Sì, vocalista e cantante in molti gruppi, oggi sono controtenore in “L’Homme Armè”, gruppo cameristico di Firenze che esegue musica dal Medioevo al Barocco. Come direttore di coro la mia esperienza di venticinque anni mi ha portato a dirigere cori sia in Italia che in Austria, Francia, Lituania, Cecoslovacchia, Ungheria.... e la prossima estate sarò in Asia.
Ma anche la didattica è sempre stato per me un settore molto interessante a cui ho dedicato studi ed energie.
Cosa insegni ai tuoi allievi e quali obiettivi ti proponi?
Il piacere personale di cantare bene!
Quindi insegno la tecnica del canto, dove respirazione, emissione del suono, intonazione, timbratura, tessitura, interpretazione vanno a dare energia vitale al canto.
Ed anche il piacere di cantare bene assieme! Oltre alla soddisfazione di migliorare le proprie abilità canore e musicali, c’è la gratificazione di vedere il proprio lavoro e le proprie attitudini concretizzarsi nella concertazione di brani a più voci.
Come consideri il rapporto fra la tecnica e l’espressività?
Chi canta deve dare la giusta espressione fin dal primo momento; a volte risulta limitante curare prima tutta la tecnica e poi dedicarsi all’espressività. Questi due elementi devono svilupparsi, crescere di pari passo, integrandosi di continuo ed arricchendosi vicendevolmente.
Personalmente sono molto esigente per ciò che riguarda la tecnica e curo questo aspetto con rigore e costanza, perché lo “strumento” voce sia potenziato e utilizzato al meglio, ma attenzione, la tecnica serve per arrivare a dare maggior sicurezza, piacere e soddisfazione in chi canta, ma non è mai fine a se stessa. L’espressività è l’anima delle manifestazioni umane, ci permette di dire ciò che sentiamo e di comunicarlo, e riuscire in questo con la voce, con il canto, con la polifonia per me è una grande soddisfazione.
Ma quando sei pienamente soddisfatto di un’esecuzione?
...quando chi canta ci mette l’anima, come quando ascolti, non so, Bach, Ravel, Stravinskij, Mozart e senti... ma anche qui ad Ossidiana ho le mie piccole grandi soddisfazioni, quando vedo i progressi, quando percepisco di essere riuscito a trasmettere il senso di questo lavoro, di quest’arte e sento che chi canta ci mette l’anima.
Penso sia un modo piacevole quello di imparare a fare musica e ad esprimersi attraverso il canto, spaziando tra i vari generi musicali dal medioevo fino ai giorni nostri: valorizzare le proprie doti vocali con lo studio e l’esercizio, ma anche con la consapevolezza che non si è mai arrivati, con l’umiltà e la tenacia di riprovare, di cercare di migliorare, di confrontarsi in un gioco di appoggio e stimolo con gli altri del gruppo, con la disponibilità a sviluppare costantemente l’ascolto. E qui parlo di ascolto di sé per una maggiore consapevolezza, degli altri per potersi affiatare adeguatamente nel canto d’insieme, ma anche dei “grandi” che hanno fatto la storia della musica e del canto!
Gianni Gastaldon