Già
copista raffinata di opere d’arte prevalentemente del ‘700,
da alcuni anni la pittrice vicentina Annamaria Trevisan mette a frutto
le abilità personali in una ricca produzione di opere in cui
ritrae con realismo e delicatezza fiori, persone, nature morte, con
tocco leggero, pennellate fluenti e curate, trasmettendo in chi guarda
il piacere dei colori, della luce, la morbidezza e l’incisività
delle forme.
Dall’anno scorso Annamaria Trevisan, dopo una lunga esperienza
di insegnamento nella scuola pubblica, ha messo le proprie capacità
di insegnante e di artista a disposizione di Ossidiana, con la cura,
la pazienza e la maestria tecnica che la caratterizzano.
Annamaria,
oltre alle capacità tecniche si può trasmettere ad un
allievo anche il piacere profondo e appagante di dipingere?
Nel rapporto con l’allievo una delle maggiori difficoltà
sta nel convincerlo che l’atteggiamento con cui ci si pone di
fronte ad un foglio o ad una tela è importante quanto la qualità
dei colori, della stesura o degli impasti. Solo la leggerezza, quasi
l’incoscienza di un atteggiamento mentale tutto rivolto ai messaggi
estetici, cromatici ed espressivi può portare al “piacere
profondo” della pittura, un piacere questo che è simile
all’ascolto della buona musica che coinvolge e che dà soddisfazione
più all’emozione che alla realizzazione tecnica.
Non voglio negare l’importanza dell’esperienza e della manualità,
ma piuttosto distinguere tra acquisizione di tecniche e atto o atteggiamento
creativo, momento in cui ci si avvale dell’esperienza per concentrarsi
sul messaggio che esprime il soggetto da dipingere.
Cosa insegni ai tuoi allievi?
Poiché negli allievi prevale normalmente l’interesse per
una corretta esecuzione è mio compito, naturalmente, trasmettere
determinate conoscenze, ma è mio desiderio far scattare in loro
una forma di libertà e di conseguenza di iniziativa personale
e, quindi, di vera soddisfazione.
E tu cosa provi quando dipingi?
Quando dipingo passo da momenti di grande attenzione e cura esecutiva
a sensazioni di profondo coinvolgimento emotivo e gioia creativa. Svolgendo
sia il lavoro di riproduzione di opere del ‘600 e ‘700,
sia quello di ritrattista o comunque pittrice, posso avvalermi di tanta
esperienza di lavoro tecnico e analitico da cui traggo la consapevolezza
del valore dei maestri dell’arte. Facendo questo lavoro con pazienza
ed ammirazione per le opere che riproduco acquisisco una forma mentale
che mi fa vivere in dipendenza dalla pittura.
Quando provi le emozioni più grandi nel dipingere?
Quando dipingo i miei ritratti o i miei fiori il rapporto con la pittura
continua, ma è un dialogo intimo, tutto visivo, dove la sensibilità
fa da tramite con la persona che ritraggo, o meglio, con gli occhi,
l’incarnato, il sorriso o la bellissima varietà delle linee
delle mani, o con le ombre inconsistenti, le sfumature di colore o le
forme, talvolta bizzarre, dei fiori.
E’ difficile insegnare?
Penso che insegnare non sia difficile quando è possibile capirsi
e fidarsi reciprocamente tra insegnante e allievo, sono sicuramente
condizionata dalla lunga esperienza fatta con ragazzi per i quali la
formazione è importante tanto quanto l’acquisizione di
dati e di conseguenza il rispetto dell’individualità sta
alla base del rapporto insegnante-allievo.
Quando hai soddisfazione come docente?
Provo le maggiori soddisfazioni da buoni risultati formali, ma anche
nel momento in cui riesco a condurre un allievo nel percorso faticoso
che lo vede prima desiderante e poi protagonista.
E’ un percorso a tappe, momenti didattici impostati sull’acquisizione
di sempre maggiori consapevolezze: con questo non intendo interventi
di rassicurazione psicologica, ma progressivi superamenti di barriere
quali l’inquadratura, i rapporti soggetto-sfondo, gli accordi
e i contrasti, l’equilibrio, l’armonia tra le forme e tra
i colori, ecc.
Il tuo stile di insegnamento funziona, il tuo modo di condurre
gli allievi ad esplorare il mondo del disegno e della pittura è
particolarmente efficace...
Ho avuto la fortuna di accostarmi, nella mia preparazione didattica,
al prof. Pino Parini che ha rivoluzionato l’insegnamento dell’educazione
visiva e di conoscere il prof. Silvio Ceccato. Ho imparato
da loro a proporre l’atto creativo non come un momento assoluto
o casuale, ma come il risultato di percorsi di attenzione percettiva
ed emotiva fino all’acquisizione dell’ “atteggiamento”
di cui parlavo prima.
Perché molte persone di tutte le età si dedicano
alla pittura?
Credo che la pittura attragga molte persone perché ferma il tempo.
Oltre a costringerci a bloccare il lavoro mentale più razionale
e ad usare il cervello in un modo non consueto, la pittura ci dona una
testimonianza che fissa il tempo.
Chi sono i tuoi allievi?
I miei allievi sono delle persone meravigliose, perché hanno
scelto di ascoltare la propria sensibilità, a volte con entusiasmo,
a volte con volontà e sacrificio, a volte manifestando doti davvero
eccezionali.
Quale la tua formazione?
Per descrivere la mia formazione potrei elencare varie esperienze più
o meno significative, ma io sono orgogliosa soprattutto dei miei anni
veneziani, quando i miei insegnanti erano gli spazialisti Bacci, Morandis,
Gaspari, Pizzinato.
I contatti con il musicista d’avanguardia Luigi Nono e il grande
Emilio Vedova erano possibili e normale era incontrare a San Vio Peggy
Guggenheim.
Gianni Gastaldon
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