OSSIDIANA
TIME 19 newsletter semestrale di Ossidiana Centro Culturale e di Espressione settembre 2003 decimo anno |
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Il
mimo poeta |
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Quando
mi chiedono di parlare del "mimo" o in alcuni casi di "cosa
sia il mimo" ho sempre delle grandi difficoltà. La paura
è quella di racchiudere in uno stile definito un qualcosa che
sta alla base di tutte le espressioni dell’uomo. |
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Toni Vedù |
Quando
dieci anni fa abbandonai l’insegnamento nella scuola pubblica
per fare solo l’artista non pensavo certo che la proposta degli
amici Franca e Gianni mi avrebbe portato ad insegnare per molto e molto
tempo ancora. Intendiamoci, insegnare mi piaceva e pensavo che iniziare
alla mia tecnica artistica preferita degli adulti motivati sarebbe stato
un lavoro di tutto riposo. Certo, come no?! Da allora ho cominciato
a farmi una serie di domande e mi son dato, un po’ alla volta
delle risposte. Innanzitutto, cosa si ripromette di ottenere un adulto
che frequenta questi corsi? Ma è logico. Si aspetta di diventare
un provetto acquarellista in 30 ore. 30 ore, un numero di ore ridicolmente
limitato rispetto a quello dei corsi regolari di un ragazzo che segue
studi artistici. In realtà la questione è più semplice
di quanto non appaia. Io ho sempre detto ai miei allievi che si trattava
di un corso d’acquarello non di un corso d’arte. La didattica
quindi l’ho sempre impostata principalmente sul fatto tecnico.
E questo in 30 ore, se permettete, si può anche fare. Nei primi
corsi non si parla d’arte, né di espressività né
di disegno, né di pittura. E come si potrebbe del resto conciliare
le esigenze di un gruppo in genere molto eterogeneo di persone, diverse
per età, formazione, cultura, capacità, trovatesi occasionalmente
insieme solo per un comune desiderio di esprimersi tramite una tecnica
pittorica? L’acquarello viene a torto definito un tecnica molto
difficile. E’ un banalissimo luogo comune. L’acquarello
non è né più facile né più difficile
di tutte le altre tecniche artistiche. Ha le sue peculiarità
certo, e sono proprio queste che lo rendono secondo me particolarmente
adatto ai neofiti e a chi in genere non ha un particolare talento per
il disegno accademico. Se è capace di abbandonarsi al libero
e imprevedibile fluire del colore sulla carta bagnata, il cosiddetto
“Bagnato su bagnato”, la quintessenza dell’acquarello,
anche il più sprovveduto degli allievi riuscirà a produrre
qualcosa di pittoricamente interessante. Il pericolo maggiore tuttavia
per un insegnante è indulgere negli aspetti consolatori della
pratica artistica. Mi spiego meglio. Dal ‘68 in poi è invalso
l’uso culturale di affermare che tutti sono artisti. Certo, nel
senso che ogni persona è dotata di una potenzialità espressiva
più o meno grande. Si tratta di portarla alla luce e affinarla
liberandola, e questo se mai è il punto, dalle abitudini e dalle
consuetudini, in una parola dalla banalità degli stereotipi.
Dopo migliaia d’anni di Arte fatta coi pennelli non è proprio
facilissimo essere originali. Tuttavia se non è il praticante
artista a cercare un minimo di autonomia espressiva chi mai lo dovrebbe
fare? La cultura artistica di riferimento è pur sempre, a richiesta
generale, la pittura figurativa classica, dove per classico ormai si
intende non tanto la pittura dei secoli passati. fino a metà
800, ma quella diciamo dai pre-impressionisti in poi. Insomma il paesaggio
in tutte le sue varianti, la fa da padrone. Non mancano però
allievi interessati anche ad altri indirizzi, più o meno astratti.
E’in questo campo che mi riprometto di intervenire in futuro,
anche con corsi più brevi ma mirati. Direi che in definitiva
quello che mediamente un allievo si può legittimamente aspettare
da corsi come questi di acquarello è, oltre che produrre un ragionevole
numero di quadretti per arredare la propria casa e quella di amici e
parenti, è affinare la propria espressività e la capacità
di osservazione, per capire la pittura altrui e magari anche un po’
se stesso. |
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