Esperto
di corretta pronuncia e di fonetica, Gianfranco Ara, da alcuni anni,
a Ossidiana insegna Dizione a chi desidera migliorare le proprie produzioni
vocali, mettendo a disposizione una consolidata esperienza didattica,
un notevole bagaglio tecnico oltre a una personale passione per l’uso
della voce.
Come mai questo tuo interesse per la pronuncia, a quando risale?
Qual è la tua formazione?
Dal 1972 mi interesso di teatro, e tale passione mi ha portato ad occuparmi
di tutte quelle tecniche di espressione riguardanti “il gesto
e la parola”. Sono così arrivato a diplomarmi in dizione
negli anni 80 alla “Scuola regionale di Teatro”, del Teatro
Stabile del Veneto, che una volta si chiamava Veneto Teatro.
Cosa ritieni sia maggiormente necessario per parlare correttamente?
Una buona motivazione che ci faccia cominciare ad intraprendere un viaggio
che ci porterà alla scoperta del nostro strumento vocale. Una
motivazione dettata da una passione, come nel mio caso è stato
il teatro, oppure professionale, o ancora più semplicemente un
desiderio di curiosità che ci spinge a scoprire, perché
a volte è tanto difficile il semplice comunicare.
Quale è il tuo consiglio da esperto per chi vuole migliorare?
Iscriversi ad un corso di Dizione! Ovvio. Ma non come si fa di solito
con un senso di timore a lavare i propri panni sporchi in pubblico,
o con la speranza che gli altri non s’accorgano del livello della
propria ignoranza, ma consapevoli che tutti, ma proprio tutti in questo
campo, se non ci capita di entrare in qualche modo in questo percorso,
tutti dicevo, siamo analfabeti.
Cosa insegni ai tuoi allievi?
Proprio questo. Rendendoli consapevoli che tutti i nostri errori di
espressione derivano da una formazione scolastica che ci costringe ad
abbandonare la nostra lingua materna, la sua musicalità la sua
poesia, sin dalla prima elementare per sostituirla, per legge, con la
“Lingua Nazionale” che non è parlata e della quale
viene insegnato scrupolosamente tutto, meno che la pronuncia, e tanto
meno ci si insegna ad usare questo splendido strumento musicale che
ognuno di noi ha: la voce.
Quali obbiettivi ti proponi?
Cerco che ognuno diventi critico e giudice degli altri corsisti per
arrivare a riconoscere i propri errori, questo è già un
grande primo passo, poi li conduco lungo un percorso di regole che non
sono regole e dove le eccezioni e le eccezioni delle eccezioni sono
la regola e ognuno può scegliere se confezionarsi un abito elegante
e quanto elegante. Ma non basta fare i sarti, bisogna anche indossarli,
questi abiti, come e quando si vuole. Allora ecco un altro percorso
che passa attraverso la conoscenza dell’anatomia e della fisiologia
del nostro apparato vocale, imparando le tecniche di respirazione, di
rilassamento e di emissione sonora.
C’è un notevole interesse per imparare a pronunciare
correttamente, perché? Maggiore sicurezza? Piacere e fascino
del parlare bene? Cosa vuol dire parlare bene?
Noi siamo giudicati dagli altri per come appariamo e non per quello
che siamo. Se si è consapevoli di questo e si riescono ad usare
le tecniche per “apparire” esattamente come noi vogliamo
abbiamo trovato le risposte alle tue domande.
Chi sono i tuoi allievi? Perché fanno questi corsi?
Vanno da: l’avvocato che si iscrive, cito testualmente: “…per
incantare i giudici”, l’insegnante che perde la voce, il
ragazzo che è stanco di essere preso in giro per la sua cadenza
veneta o “…da teron”, l’impiegato che vuole
capire perché rispondendo al telefono viene tacciato da “..veneto”
al solo “…pronto”, la ragazza che non si controlla
e parla velocemente, il professionista che non riesce a controllare
le sue emozioni parlando in pubblico ecc. ecc. In comune tutti trovano
una risposta a ciò che cercano, ma scoprono un mondo affascinante
di cui non sospettavano nemmeno l’esistenza.
Quali sono le difficoltà più ricorrenti per gli
allievi?
Sicuramente il dovere intervenire su meccanismi tanto radicati che uno
non riesce a controllare e quindi a correggere: la lettura, la parola,
la respirazione.
Cosa da’ soddisfazione agli allievi? E a te come docente?
Per gli allievi credo sia la consapevolezza di riuscire a correggersi
con le proprie forze. Per me sentire una qualche musicalità ricucita
nella lingua nazionale come fosse una lingua parlata
Gianni Gastaldon
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