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Dal
foglio vergine emerge una linea sinuosa, una forma: la silhouette di
una giovane donna attende che un tratteggio, un'ombreggiatura le restituiscano
il giusto volume dei fianchi, la morbidezza dei lineamenti del volto.
Voci si espandono nell'ampio volume della sala, modellano lo spazio,
lo fanno vibrare; suoni assumono colore, significato; la voce intona
una melodia, taglia l'aria, accarezza le superfici, e ferma ogni respiro
nella tensione dell'ascolto e scioglie ogni tensione nel piacere fluido
del canto.
Il gesto di una mano magnetizza l'aria, fa eco ad uno sguardo, prelude
un contatto; i corpi si avvicinano, prendono forma, rivelano la loro
energia; traiettorie, un arresto improvviso, l'immobilità; una
testa emerge lentamente da una forma chiusa e dà il via: abbandonato
a questo nuovo impulso il corpo tutto si espande, riprende vita nel
dinamismo di un movimento circolare; la mano ritorna padrona nello spazio.
Il colore invade prepotente la superficie prima candida, sfuma, guizza,
si dissolve all'orizzonte, lasciando qua e là spazi tenui di
nuvole... la trasparenza lascia intravvedere un altro paesaggio, un
mondo sommerso, la vita di un fiore.
Tre attori, tre maschere, tre voci, tre personaggi, un'unica storia,
che si moltiplica riflessa negli occhi di chi guarda e sorride del vociare
brioso delle due ragazze e si burla della goffaggine spettacolare del
loro compagno.
Tutto questo si percepisce entrando nella sala di Ossidiana, e non si
sa se la modella teneva i capelli raccolti, o se le nuvole del dipinto
diventeranno improvvisamente minacciose, o se i corpi poi si separeranno
fronteggiandosi ostinatamente, o se le voci si faranno sussurro, o se
i tre personaggi alla fine faranno pace, fino a che l'immaginazione
di tutti i presenti si fa più accesa e l'emozione è sincera,
fino a che perdura il piacere di esprimersi, di dare forma a pensieri,
immagini, sensazioni, di concretizzare un'intuizione, un sentimento,
un'idea facendosi largo fra pensieri e fatiche quotidiane, fino a che
l'incanto del momento creativo non si è ancora una volta concluso.
Poi si è un po' più ricchi, soddisfatti, si scoprono anche
delle qualità in se stessi. E' più facile la comunicazione
nel gruppo di lavoro, ci si sente più sicuri, come per aver ricevuto
una carica, uno slancio e si ritorna a casa con un ricordo, con l'immaginazione
ancora all'erta, e con la voglia di riprovare, di progredire nell'apprendimento,
di rimettersi alla prova per riuscire ancora, o meglio, certamente per
imparare altri elementi tecnici e scoprire un nuovo piccolo aspetto
di sè.
La Redazione
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